Come applicare una Strategia di Enterprise Imaging al di fuori della Radiologia? l’esperienza di Reggio Emilia

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Tre strategie per portare altre specialità in una singola piattaforma di enterprise imaging.

Autore: Dr. Marco Foracchia, Chief Information Officer della AUSL di Reggio Emilia.

La radiologia è considerata senza dubbio la specialità leader nell’imaging per l’acquisizione, l’archiviazione e la visualizzazione strutturata di immagini diagnostiche. Ma le immagini diagnostiche raccontano solo una parte dell’anamnesi di un paziente. Senza una piattaforma di enterprise imaging, è difficile accedere a tutte le immagini cliniche in grado di offrire un quadro più completo del paziente. Inoltre, tutte le immagini devono essere associate alla sua cartella clinica elettronica.

La maggior parte degli operatori sanitari comprende la problematica, ma molti fanno fatica ad applicare una strategia di enterprise imaging completa al di fuori della radiologia. In base alla nostra esperienza nell’azienda sanitaria di Reggio Emilia, ecco le tre strategie per incorporare altre specialità nella piattaforma di enterprise imaging.

  • Esaminare e documentare tutte le sorgenti di immagini cliniche.
  • Non modificare le procedure di acquisizione e refertazione delle immagini.
  • Scegliere una soluzione basata su standard se pur flessibile adottando una posizione ben definita per quanto riguarda le integrazioni.
Ospedale Reggio Emilia con persone in piedi Infront

L’ospedale di Reggio Emilia ha una strategia di imaging aziendale per oggi e per il future.

Il passaggio dall’adozione di una Cartella Clinica Elettronica (EMR) all’implementazione di Percorsi Diagnostici Terapeutici e Assistenziali (PDTA) completi

Vorrei innanzitutto raccontarvi della realtà in cui lavoro: Reggio Emilia. Siamo un ospedale pubblico italiano, specializzato in oncologia. Nel 2017 ci siamo fusi con l’Azienda Sanitaria Locale, inglobando altri cinque ospedali. Sono orgoglioso di affermare che siamo riconosciuti come azienda leader per l’adozione e l’utilizzo efficace della Cartella Clinica Elettronica. Il nostro HIMSS EMRAM score è pari a 6 su un massimo di 7. Dopo aver raggiunto questo rilevante livello di adozione dell’EMR, ci siamo dedicati a implementare una piattaforma di enterprise imaging per supportare PDTA, le normative riguardanti la protezione e la portabilità dei dati e la ricerca clinica.

Naturalmente la gestione delle immagini diagnostiche radiologiche era un processo ormai consolidato; tuttavia, avevamo diversi reparti “residuali”, ognuno facente capo ad un diverso medico specialista, che chiedevano un supporto per gestire l’acquisizione, l’accesso e la condivisione delle loro immagini.

Sapevamo che non avrebbe avuto senso finanziariamente o strategicamente risolvere tali richieste con diverse soluzioni IT singole. Abbiamo quindi deciso di esaminare globalmente l’acquisizione di dati e immagini dal punto di vista clinico e di implementare una singola piattaforma di entreprise imaging, la CARESTREAM Clinical Collaboration Platform.

Da dove si parte per implementare una strategia di enterprise imaging? Esaminando e documentando gli strumenti di acquisizione di tutte le immagini.

Nella Fase 1, in partnership con Carestream che ci ha fornito una risorsa dedicata, abbiamo analizzato tutti i dipartimenti per capire le sorgenti e i formati di tutte le immagini acquisite nell’Ospedale di Reggio Emilia e i relativi processi. È stato un processo lungo, che ha richiesto un anno e mezzo di lavoro, ma che è stato fondamentale per la corretta definizione del progetto.

Da questa analisi abbiamo ottenuto risultati importanti, inclusi quelli riportati di seguito, che sottolineavano la necessità di adottare una strategia di enterprise imaging e che hanno aiutato a dare forma alle azioni successive:

  • Rilevate 534 sorgenti di dati, alcune delle quali non gestite o gestite in sistemi isolati (i cosiddetti “silos dipartimentali”).
  • Identificato un 8% degli esami (28% dei dispositivi) che non erano gestiti in modo corretto (non indicizzati, fuori norma).
  • La maggior parte delle specialità non archiviavano le immagini acquisite (79%) e la quasi totalità di queste sorgenti arrivavano da processi che prevedevano la decisione dello specialista sull’acquisizione o meno di immagini solo al momento della visita (encounter-based imaging). In questi casi, non esiste un processo ben definito per l’acquisizione delle immagini come si può osservare, invece, nel dipartimento di radiologia.
  • La quantità di dati acquisiti è impressionante: l’indagine ha dimostrato che solo relativamente all’oncologia, erano stati generati 43.771 documenti per 137 pazienti affetti da adenocarcinoma (ADK).

Come si raggiunge la completa adozione di una piattaforma di enterprise imaging? Non modificando le procedure di acquisizione delle immagini da parte del medico.

L’Enterprise Imaging coinvolge quasi tutte le figure nel percorso clinico: medico curante, altri specialisti e il paziente. Ma per essere efficace, la tecnologia alla base deve essere quasi invisibile. Non mi stanco mai di sottolineare questo punto.

La piattaforma di enterprise imaging deve essere in grado di integrare tutte le diverse modalità di acquisizione delle immagini, senza modificare la procedura di acquisizione delle stesse e la refertazione da parte del medico. Con la Clinical Collaboration Platform di Carestream il flusso di lavoro esistente è stato integrato nella soluzione. Di conseguenza, l’unico cambiamento per l’utente è l’introduzione di un nuovo pulsante nella schermata durante il processo di acquisizione.

Reggio Emilia hospital

Attualmente, l’ospedale è l’archiviazione DICOM e non-DICOM media da 28 dipartimenti.

Ad esempio, per l’acquisizione delle immagini in endoscopia, un’immagine viene inviata al VNA ogni volta che il medico preme un pedale. Anche le immagini ambulatoriali vengono facilmente acquisite grazie al capture portal: i medici devono semplicemente premere il nuovo pulsante quando acquisiscono le immagini e in modo automatico è inviata una richiesta di lavoro nel sistema VNA. Lo stesso scenario si ripete per altre specialità in tutta l’area di Reggio Emilia. L’introduzione di una nuova e avanzata piattaforma di enterprise imaging non ha modificato il flusso di lavoro dei nostri medici e chirurghi in quanto totalmente occultata nei sistemi EMR che utilizzano ogni giorno: ed è questo il vero successo.

Le immagini acquisite sono disponibili per la visualizzazione da parte di tutti gli operatori sanitari grazie al Enterprise Viewer all’interno della piattaforma che si integra perfettamente con i sistemi di visualizzazione dei referti esistenti (EMR e Clinical Data Repositories).

Come è possibile integrare diverse specialità in una piattaforma di enterprise imaging? Scegliendo una soluzione basata su standard ma aperta e flessibile e adottando una posizione ben definita per quanto riguarda le integrazioni.

Ottenere la condivisione delle immagini a livello dell’intera azienda sanitaria richiede una presa di posizione ferma rispetto alla necessità di integrare tutte le modalità di acquisizione delle immagini presenti e future in un’unica piattaforma, senza alcuna eccezione.

La soluzione della CARESTREAM Clinical Collaboration Platform è interamente basata su standard, ma allo stesso tempo è molto flessibile e ci ha consentito così di integrare anche molte modalità che utilizzano tecnologie “più semplici”. Questo ha reso possibile individuare reparti con procedure e flussi di lavoro insoliti, come ad esempio neurologia, endoscopia e piede diabetico. Nel passato siamo riusciti ad integrare immagini di dispositivi low-tech, non DICOM, utilizzando semplicemente dei servizi Web e adesso siamo pronti per integrare il dipartimento di anatomia patologica.

D’ora in avanti, ogni nuova gara indetta includerà il requisito di integrazione tra i sistemi e dispositivi in oggetto e la nostra piattaforma di collaborazione clinica. Abbiamo, infatti, costruito una piattaforma di enterprise imaging con lo scopo di soddisfare non solo le nostre attuali esigenze, ma anche quelle future.

La piattaforma di enterprise imaging fa sì che le immagini siano considerate una risorsa strategica

La nostra Piattaforma di collaborazione clinica ha aumentato sostanzialmente la consapevolezza che le immagini siano risorse strategiche che debbano essere acquisite, gestite e condivise. Se alcuni reparti hanno raddoppiato o anche triplicato il volume dell’acquisizione delle immagini; altri invece hanno aumentato l’uso dell’acquisizione di video. Ad esempio, in passato per l’endoscopia si acquisivano prevalentemente immagini mentre ora avendo a disposizione un processo molto semplice per l’acquisizione delle immagini, acquisiscono video per l’intera procedura.

Da quando abbiamo iniziato questo processo, abbiamo integrato 28 dipartimenti nella nostra piattaforma di enterprise imaging. Presto applicheremo la nostra esperienza per integrare immagini e dati degli altri cinque ospedali dell’Azienda Sanitaria Locale. Ancora una volta, adotteremo l’approccio strategico di integrare più dipartimenti e siti con una singola soluzione, il che ci offrirà un ancora maggiore e più significativo ritorno d’investimento.

 

Marco Foracchia è Chief Information Officer dell’Azienda USL di Reggio Emilia dal 2018. Prima di dedicarsi al settore IT per la sanità pubblica, ha maturato esperienza nella ricerca e sviluppo di software medicale nel settore privato. Ha svolto attività di ricerca in Italia e negli Stati Uniti e lavora come peer reviewer per riviste scientifiche del settore. È professore a contratto presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e all’Università Bocconi di Milano. Dal 2015 il Dr. Foracchia è anche Media Manager per AISIS (Associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità) e dal 2018 fa parte del direttivo AISIS ed è membro del comitato della HIMSS Italian Community. Il Dr. Foracchia è membro del Carestream Medical Advisory Board.

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